Cos’è una Pro Loco oggi? Lo spiega Claudio Nardocci, presidente comitato regionale UNPLI Lazio.

Si riportano di seguito le considerazioni di Claudio Nardocci, ex presidente per vent’anni dell’Unione Nazionale Pro Loco, estratte da una intervista rilasciata ad un quotidiano nazionale.
“La Pro Loco di oggi è la naturale evoluzione di quelle iniziative nate alla fine dell’ottocento in Italia ed in Europa. Gruppi spontanei nati in varie città e votati all’accoglienza dei forestieri (cosi erano definiti i turisti allora) ma anche all’abbellimento delle località dove operavano ed operano tuttora.Volontari dotati di una sensibilità speciale, di un forte amore per il territorio, sono proprio queste le caratteristiche che non sono mutate nel tempo. Tutto il resto ha seguito il mutare della società, del turismo, della cultura”.

Cosa motiva la costituzione di una Pro Loco?
“Oltre a quanto già illustrato, le motivazioni che spingono alla costituzione delle pro loco sono molte e le possibilità a favore di diversi settori è ampia. In sintesi la pro loco deve rappresentare lo stimolo e l’esempio in quelle situazioni locali che potrebbero essere migliorate in ambito ambientale, culturale, storico, ecc.”.

Le Pro Loco inserite nel terzo settore potrebbe snaturarle?
“Lo strumento Pro Loco sopravvive da 140 anni perché è estremamente versatile e se ben guidato può sopravvivere a tutte le riforme della legge, che gli offre anche opportunità come quelle contenute nell’articolo 55. La Pro loco si potrà candidare a guidare i tavoli di co-progettazione e co-programmazione che potranno riunire tutte le forze positive interessate allo sviluppo sostenibile delle località Italiane”.

Attualmente le Pro Loco dipendono dalla regione ma hanno riferimenti nei comuni: come si concilia tutto ciò?
“Questo riguarda l’aspetto che io definisco diplomatico delle associazioni. Un buon presidente deve essere capace di coinvolgere nelle proprie attività associative quanti più enti, imprese e cittadini possibili. Sono associazioni nate per realizzare sogni e questo si può ottenere solo coinvolgendo per intero borghi, paesi, città”.

Una Pro Loco che sa autofinanziarsi è un bene o un male rispetto alle modalità attuali?
“Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo superare questo lungo declino che ha portato la crisi finanziaria a colpire tutti gli enti pubblici che un tempo erogavano dei contributi alla nostra attività. Ora i fondi sono quasi scomparsi, occorre partecipare ai pochi bandi emessi per sostenere iniziative e non la normale attività annuale delle nostre associazioni. Quel lavoro certosino a sostegno di oltre 6000 località italiane andrebbe sostenuto con un piano di interventi programmati e pianificati per amplificarne i risultati. Porterebbe aria nuova nel turismo e nella cultura popolare”.

Qual’è il profilo di una Pro Loco che progetta il domani?
“La Pro Loco del futuro è quella che muta e si adatta ai cambiamenti sociali mantenendo il timone sempre orientato alle necessità di cittadini e turisti. In una località dove si vive bene, si trovano bene anche i turisti: accoglienza, pulizia, cortesia e servizi di qualità sono gli obiettivi che la Pro Loco deve perseguire coinvolgendo nella propria missione tutti cittadini. Una Pro Loco che funziona è fondamentale per uno sviluppo sostenibile della città oggi è lo sarà anche domani”.

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