«Il nostro è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare», diceva Leonardo Sciascia. Sarà vero? Spero di no! In questo tormentato periodo la ricorrenza del 25 aprile, celebrazione della liberazione, fa evidenziare il tema della memoria, quella memoria in cui trovare spunti di rilancio per il Paese e di speranza per le nuove generazioni.
Quella memoria che è patrimonio di valori di giustizia, solidarietà, condivisione, coscienza dei diritti e dei doveri, da trasmettere alle nuove generazioni.
Quella memoria che deve essere resa disponibile a tutta la cittadinanza, soprattutto ai giovani chiamati a confrontarsi con le scelte di chi, alla loro età, seppe fare la cosa giusta.
La pandemia non consente di programmare cerimonie commemorative come quelle effettuate nel tempo pre-covid, ma non vieta di celebrare la festa della Liberazione dedicata alla memoria della liberazione dell’Italia dalle nefandezze e dalle atrocità di una guerra mondiale, dall’oppressione di un regime antidemocratico e di un sanguinario invasore. Ne tantomeno impedisce il ricordo delle migliaia di uomini e donne che diedero vita alla resistenza armata contro l’occupazione nazista ed alla speranza di ricostruzione democratica dell’Italia.
Il covid induce a celebrazioni più sobrie, più intime, più sentite. Non si faccia cadere nell’oblio questa memoria, una verità che non si può e ne si deve dimenticare. Perchè oggi più di ieri gli ideali partigiani di pace, giustizia, fratellanza e solidarietà vengono riscoperti da un popolo che, oggi come allora, sarà in grado di rialzare la testa ed andare unito e compatto verso il futuro.