Riti sanmanghesi di devozione religiosa e tradizioni civili per Sant’Antonio.

A San Mango Piemonte molto viva è la devozione a Sant’Antonio da Padova. Il 13 giugno, giorno di celebrazione liturgica del santo portoghese, è una ricorrenza di festa sentita da tutta la comunità cattolica locale e dell’area picentina. Nella antica chiesa in piazza Sant’Antonio, denominata San Nicola de Pedemonte, sin dalle 6 di mattina si susseguono le funzioni religiose con la partecipazione intensa di centinaia di fedeli. Il festoso scampanio irradiato dalle due campane, una volta rigorosamente suonate a mano soprattuto per la messa solenne, inframezzato dalle note del tipico canto dedicato al santo e dai passi liturgici del celebrante diramato dagli altorparlanti sul campanile, echeggiano in tutta la valle sottostante annunziando le varie fasi delle giornata di celebrazioni religiose.  Mentre nell’area antistante e le strade circostanti l’atavico luogo di culto fatto erigere nel 1138 dal monaco Madelmo, figlio di Brunone, si solennizza civilmente il Santo con la rinomata Fiera, appuntamento molto noto, un tempo, alle comunità rurali picentine, e non solo, che aspettavano il 13 giugno per compiere l’atto di devozione a Sant’Antonio e poi acquistando negli stands della fiera utensili per la lavorazione della terra, il vitellino ed il porcellino da ingrassare. Per le mamme, la fiera era occasione d’acquisto di capi di biancheria per il corredo delle giovani figlie.

Tutt’intorno alla piccola chiesetta, soprattutto dal centro urbano di San Mango a salire alla piazza Sant’Antonio,  era un pullulare di gente ed attività richiamate dalla fede e dal rispetto delle tradizioni. Suggestivo e di particolare intesità votiva era il “corteo delle verginelle”, giovani ragazze da marito, che effettuando un percorso di preghiera e devozione a piedi nudi, qualcuna anche in ginocchio, si recavano a chiedere grazia al santo benefattore portando un giglio bianco, simbolo di purezza ed innocenza.  Questo corteo non è più praticato. Ne richiama la memoria il corteo dei gigli, ovvero dei bambini, che si esegue da qualche anno.

Altra tradizione praticata è  la distribuzione del “pane di Sant’Antonio”, usanza dell’intera chiesa mondiale avuta origine da uno dei tanti miracoli di Sant’Antonio, che vede protagonisti il piccolo Tommasino e sua madre.  Episodio da cui prende vita il “pondus pueri”, una preghiera con la quale i genitori in cambio di protezione per i propri figli, promettevano a sant’Antonio tanto pane quanto fosse il loro peso.

Rileggiamo il racconto del miracolo di Tommasino riportando le vive parole della leggenda cosiddetta Rigaldina, scritta verso la fine del secolo XIII dal minorita Jean de Rigaud o de Rigault, che narra le vicende legate al santo di Padova: “Un bimbo di venti mesi, di nome Tomasino, i cui genitori avevano l’abitazione vicino alla chiesa del beato Antonio, in Padova, fu lasciato incautamente da sua madre accanto ad un recipiente pieno d’acqua. Si mise a fare nell’acqua giochi infantili e forse, vedendoci riflessa la sua immagine e volendo inseguirla, precipitò nel recipiente testa all’ingiù e piedi in alto. Siccome era piccino e non poteva sbrogliarsi, ben presto vi rimase affogato. Trascorso breve tempo, la madre ebbe sbrigate le sue faccende, e vedendo la lontano i piedi del bimbo emergere da quel recipiente, si precipitò urlando forte con voce di pianto e trasse fuori il piccino. Lo trovò tutto rigido e freddo, perché era morto annegato. A tale spettacolo gemendo di angoscia, mise sossopra tutto il vicinato con i suoi lamenti ad alta voce. Molte persone accorsero sul posto, e tra queste alcuni frati minori insieme con operai, che a quel tempo lavoravano a certe riparazioni nella chiesa del beato Antonio. Quando ebbero veduto che il bambino era sicuramente morto, partecipando alla sofferenza e alle lacrime della madre, essi si ritirarono come feriti dalla spada del dispiacere. La madre tuttavia sebbene l’angoscia le straziasse il cuore, prese a riflettere sugli stupendi miracoli del beato Antonio, e ne invocò l’aiuto onde facesse rivivere il figlio morto. Aggiunse anche un voto: che darebbe ai poveri la quantità di grano corrispondente al peso del bimbo, se il beato Antonio lo avesse risuscitato. Dal tramonto fino alla mezzanotte il piccolo giacque morto, la madre continuando senza sosta ad invocare il soccorso del beato Antonio e replicando assiduamente il voto, allorché, – cosa mirabile a dirsi! – il bimbo morto riebbe vita e piena salute”.

Al miracoloso Sant’Antonio di Padova, venerato da milioni di fedeli, viene attribuito dalla tradizione sanmaghese un episodio prodigioso accaduto il 13 giugno di diversi anni addietro in cui, ad una bambina con difficoltà deambulatorie, il santo, apparso vicino al suo lettino, miracolò l’uso delle gambe con il calore delle sue mani.

La festa religiosa e civile in onore di Sant’Antonio, iniziata con la tredicina di preghiera il primo di giugno, si consclude, come da tradizione, l’ultima domenica di giugno con la processione per le strade del paese preceduta il sabato sera da giochi e spettacoli artistici.

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